Ago 092017
 

Novità della ricerca-Biologia

Parole crociate per mantenere giovane la mente

 In  Agosto molte persone si rilassano sotto l’ombrellone facendo le parole crociate. Secondo gli scienziati questa attività nelle persone sane fa bene al cervello.

Diversi studi, infatti, hanno dimostrato una certa correlazione tra questo tipo di allenamento e il miglioramento di particolari abilità cerebrali, soprattutto quelle correlate alla memoria a breve termine: più scarse, invece, sono le evidenze relative a eventuali benefici su quella a lungo termine, mentre se la situazione mentale è già compromessa gli effetti potrebbero essere addirittura negativi.

Recentemente un’equipe di scienziati della Università di Exeter e del Kings College di Londra ha esaminato, tramite un test online, le abilità cerebrali di oltre 17mila persone di età compresa tra 50 anni e 96 anni, chiedendo loro  se e quanto frequentemente si dedicassero alla risoluzione di parole crociate e giochi di parole. I risultati dell’analisi sono stati presentati alla Alzheimer’s Association International Conference (AAIC), che si è tenuta a Londra dal 16 al 20 luglio scorso.

Prima dell’inizio dell’esperimento i ricercatori hanno chiesto ai volontari con quanta frequenza facessero parole crociate e rebus, in seguito li hanno invitati a svolgere una serie di test cognitivi diretti a verificare memoria, capacità di prestare attenzione e ragionamento. Al termine dell’indagine gli studiosi hanno osservato che i punteggi più alti erano stati ottenuti dai soggetti appassionati di enigmistica. Infatti chi faceva cruciverba e rompicapi con maggiore frequenza era in grado di rispondere ai quiz meglio di tutti gli altri. Sulla base dei risultati ottenuti dai partecipanti, gli scienziati hanno calcolato che le funzioni cerebrali di coloro che fanno regolarmente i cruciverba risultano equivalenti a quelli di persone che hanno dieci anni di meno per quanto riguarda la velocità di ragionamento grammaticale a l’accuratezza della memoria a breve termine

Un’altra ricerca condotta su trentasette pensionati sani è stata pubblicata nel 2014 su Geriatric Psychiatry da ricercatori irlandesi dell’Università di Cork.  Il campione è stato diviso in due gruppi: il primo ha eseguito cruciverba ogni giorno per quattro settimane, mentre il secondo, di controllo, era impegnato in attività diverse. I risultati sembrano suggerire che le persone del primo gruppo hanno migliorato la Phonemic Verbal Fluency (Pfc), una funzione esecutiva relativa alla capacità di formulare strategie semplici, che di solito declina durante l’invecchiamento e nei soggetti con demenza.

Di cruciverba e demenza si è occupata anche un’equipe di scienziati del Department of Neurosciences all’ Università di San Diego in collaborazione con altri istituti di ricerca in uno studio pubblicato nel 2011 sul Journal of the International Neuropsychological Society, condotto per 18 mesi su 488 persone che all’inizio del follow up erano sane dal punto di vista cognitivo e su 101 pazienti con vari tipi di demenza.  I ricercatori hanno valutato  l’effetto dell’esecuzione di parole crociate sulla progressione della malattia.  “Le nostre scoperte”, scrivono nell’abstract del lavoro, “sembrano mostrare che la partecipazione ad attività di questo tipo, indipendentemente dal grado di istruzione, sia associata a un rallentamento del declino della memoria in chi soffre di demenza. Suggeriamo pertanto di valutare, in opportuni trial clinici, il ruolo dei cruciverba nella prevenzione del declino cognitivo”.

Fanno discutere i risultati dello studio condotto dal Rush University Medical Center di Chicago che ha valutato l’attività mentale di 1.157 persone di 65 anni o più prive di demenza all’inizio dello studio. Ai partecipanti è stato chiesto di indicare la frequenza con cui praticavano alcune attività considerate stimolanti per il cervello quali: vedere la televisione, ascoltare la radio, leggere quotidiani, riviste o libri, giocare a carte, scacchi e risolvere cruciverba o puzzles. I risultati hanno dimostrato che la pratica frequente di queste attività è associata a un rallentamento del declino cognitivo nelle persone sane e a un’accelerazione in coloro che sono affetti da Alzheimer.

Un’ eccessiva stimolazione della memoria a breve termine, soprattutto con un utilizzo compulsivo dei social, può mandarci in tilt, come hanno dimostrato i ricercatori del KTH Royal Institute of Technology di Stoccolma.

I risultati ottenuti dai diversi studi dovranno essere approfonditi con ulteriori ricerche: infatti le evidenze scientifiche sugli effetti a lungo termine degli strumenti di allenamento mentale sono ancora scarse e non definitive. Nel frattempo i giochi enigmistici insieme a uno stile di vita attivo, senza fumo, e a una dieta equilibrata possono aiutarci a rimanere mentalmente giovani.

Angela Colli

Per saperne di più

http://www.exeter.ac.uk/news/featurednews/title_595009_en.html

https://www.alz.org/aaic/about/london.asp

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/gps.4079/abstract

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5116504/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22040899

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/gps.4079/abstract

https://www.wired.it/scienza/medicina/2017/07/28/parole-crociate-intelligenti/

http://salute24.ilsole24ore.com/articles/20106

http://www.centroalzheimer.org/cruciverba-si-ma-non-per-tutti/

http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/13_settembre_23/social-network-memoria-breve-termine_df7bf268-244f-11e3-952d-4ca9735c4400.shtml

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20811001

https://www.kth.se/en/aktuellt/nyheter/online-time-can-hobble-brain-s-important-work-1.415391