Mag 102021
 

Da febbraio ad aprile 2020, la Lombardia ha riportato il maggior numero di casi di SARS-CoV-2 a livello mondiale. Analizzando 346 genomi di SARS-CoV-2 i ricercatori dell’Università Statale di Milano, dell’Ospedale Niguarda e del Policlinico San Matteo di Pavia hanno individuato la presenza di sette lignaggi virali in Lombardia, spesso sostenuti da catene di trasmissione locali e almeno due probabilmente originati in Italia.

Sei polimorfismi a singolo nucleotide (cinque dei quali non sinonimi) hanno caratterizzato le sequenze SARS-CoV-2, nessuna delle quali influenza i siti di N-glicosilazione. I sette lignaggi, e la presenza di cluster di trasmissione locale all’interno di tre di essi, hanno rivelato che era in corso una trasmissione comunitaria sostenuta prima che il primo caso di COVID-19 fosse rilevato in Lombardia.
Lo studio, pubblicatao sulla rivista Nature Communications, afferma che alcune delle varianti del virus hanno provocato almeno due sub epidemie, una tra Lodi e Cremona e l’altra nella Bergamasca.

Individuate le caratteristiche del “nemico” i ricercatori del Laboratorio di Virologia Molecolare del San Matteo diretto dal professor Fausto Baldanti hanno cercato e messo a punto le armi per combatterlo sviluppando immunoterapie con tre diversi approcci per massimizzare le possibilità di successo. Il primo approccio è consistito nella «immunoterapia con plasma iperimmune», sviluppato principalmente a Pavia. Il secondo approccio, «immunoterapia con gamma-globuline», è stato seguito dal Karolinska Institutet di Stoccolma. L’approccio “immunoterapia mediante anticorpi monoclonali» è stato sviluppato dalla Technische Universität Braunschweig, e dall’IRB di Bellinzona. Quest’ultimo, ha avuto successo nel generare anticorpi monoclonali umani altamente reattivi. Le caratteristiche biologiche e l’efficacia degli anticorpi monoclonali cosi prodotti sono state definite dal gruppo di ricerca presso il San Matteo. Sulla rivista «Nature» è stato pubblicato uno studio condotto dal team di ricercatori europei sulla scoperta di una molecola bispecifica denominata CoV-X2 ottenuta a partire da due anticorpi derivati dal plasma di guariti dal  COVID-19.

L’anticorpo è stato sviluppato nell’ambito dell’attività del progetto di ricerca Atac (Antibody Therapy Against Coronavirus), finanziato dall’Erc (European Research Council). Fanno parte del consorzio di ricerca anche il Karolinska Institutet di Stoccolma (Svezia), l’Istituto di ricerca in biomedicina (Irb) di Bellinzona (Svizzera), l’università di Braunschweig (Germania) e il Joint Research Center (Jcr) della Commissione Europea. Ha collaborato anche la Rockfeller University di New York. La notizia è stata rilanciata dalla Commissione Europea, ente finanziatore del progetto di ricerca, che attraverso il commento di Mariya Gabriel, (Commissario per l’istruzione, gioventù, sport e cultura della Comunità Europea) ha espresso molta soddisfazione per il risultato: «Grazie al lavoro dei ricercatori finanziati dall’UE, questa nuova scoperta potrebbe prevenire e trattare i casi di Covid-19, salvando delle vite». La peculiarità dell’anticorpo monoclonale CoV-X2 consiste nel riconoscimento contemporaneo di due diversi antigeni del virus: da qui il nome di «anticorpo bispecifico». I ricercatori hanno unito due anticorpi naturali in una singola molecola artificiale e test preclinici hanno dimostrato che questa molecola protegge dalle varianti di SARS-CoV-2, inclusa quella inglese. A differenza degli anticorpi che riconoscono un singolo antigene, il doppio legame degli anticorpi bispecifici riduce sensibilmente la selezione di varianti resistenti.

Per saperne di più:
https://www.adnkronos.com/covid-creato-un-super-anticorpo-che-blocca-anche-varianti_7rWpXsJQMYqcP5lMyOLQVP
https://www.nature.com/articles/s41467-020-20688-x
https://www.youtube.com/watch?v=nSKRK3eqYQQ
https://www.milanotoday.it/attualita/coronavirus/varianti-covid-lombardia.html