Mag 092014
 

L’ 8 maggio  si è svolto a Roma, all’Accademia dei Lincei, il convegno “Scienza, sviluppo e occupazione. Verso una biennale italiana della ricerca e dell’innovazione”. L’iniziativa è stata organizzata dalla SIPS (Società Italiana per il Progresso delle Scienze) ed ha visto la partecipazione del Ministro Stefania Giannini e dei vertici dei più importanti Enti di Ricerca e di coordinamento della Ricerca in Italia (CNR, ISPRA, CENSIS, MIUR, CRUI, Confidustria, Finmeccanica, Agenzia per il Farmaco ed altri).

Dopo l’introduzione del prof. Maffei (Presidente dell’Accademia dei Lincei) e del prof. Cumo (Presidente della SIPS), il quale ha ricordato che la Società per il progresso delle Scienze punta alla diffusione della cultura scientifica nella Scuola, è intervenuto il prof. Mario Alì, Direttore Generale per l’internazionalizzazione della Ricerca del MIUR. A lui è spettato il compito di coordinare il convegno.

Il ministro Giannini ha indicato gli obiettivi del suo ministero nell’ambito della Ricerca: programmazione, individuazione di un preciso filone d’intervento, forte inserimento nel contesto internazionale. Ha poi sottolineato quelli che a suo avviso sono i punti di debolezza della nostra Ricerca, citando l’inadeguata politica delle risorse umane (scarso numero di dottori di ricerca e loro finalizzazione esclusivamente universitaria, non valorizzazione del merito) e la cattiva organizzazione strutturale (eccessiva frammentazione degli Enti di Ricerca). Ha infine espresso la sua fiducia nelle  opportunità che la presidenza italiana del semestre europeo può offrire per la crescita della Ricerca nel nostro Paese.

I numerosi interventi che sono seguiti hanno evidenziato la condizione  della nostra Ricerca. Si è fatto riferimento all’obiettivo strategico dell’UE che fissa al 2020 il conseguimento del 3% del PIL di ogni stato membro investito in Ricerca. Attualmente l’Italia è all’1,25%,  in forte ritardo rispetto agli altri paesi europei. E’ stato rilevato come in alcuni settori la Ricerca italiana abbia un ruolo di punta sia per qualità che per investimenti (biomedico, meccanico, aerospaziale) mentre in altri ci sia un forte ritardo,  e ancora  come  la componente privata della Ricerca sia molto ridotta  rispetto a quella pubblica e rispetto a quella privata degli altri paesi.  Si è osservato che in Italia il numero di ricercatori è pari allo 0,4 per mille, la metà di quelli della media europea e come la loro formazione attraverso i dottorati di ricerca, esclusivamente accademica,  non prenda in considerazione l’industria. Si è infine sottolineata l’importanza del riconoscimento sociale  della Ricerca  e la necessità di una cultura dell’innovazione capace di dare impulso alla produzione, come fu nel  dopoguerra.

Giuseppe De Rita, presidente del CENSIS, ha compiuto un’analisi severa della società italiana, rimarcando l’aumento della distanza tra un’élite (rappresentata dal mondo della Ricerca, dell’industria, dell’economia, ecc.) non più in grado di trainare la società ed un popolo immobile che alimenta il populismo; ed ha messo  in evidenza la divaricazione culturale tra un piccolo numero di giovani che consegue master e dottorati ed un grande numero che abbandona la scuola già prima dei 15 anni. Di qui il suo auspicio che la biennale non alimenti un’élite, che come tale non è in grado di trainare la società, ma sia funzionale all’innovazione intesa come fatto “corale”.

Anche il prof. De Bernardinis, presidente dell’ISPRA, ha posto l’accento sulla necessità che la Ricerca non sia elitaria ma tenga conto della società, necessità questa particolarmente evidente nel campo ambientale come anche in quello sanitario; ha inoltre sollecitato la politica ad una maggiore efficacia nella richiesta di investimenti europei adeguati alla straordinaria specificità ambientale del nostro paese.

Il Presidente del CNR, prof. Niocolais, ha sottolineato il ruolo sociale del ricercatore ed ha auspicato che l’Italia sia in grado di attivare, come nel dopoguerra, un nuovo processo di industrializzazione basato su Ricerca e Innovazione. Ha poi sostenuto che Università e CNR devono integrarsi maggiormente e che la formazione del ricercatore non comincia all’Università ma nella Scuola primaria, è già in quella fase che va praticato il metodo dell’indagine.

La sintesi finale del convegno è stata affidata al prof. Umberto Margiotta  dell’Università di Venezia. A lui è spettato l’annuncio della data di inizio della biennale, 8 maggio 2014, e  l’obiettivo di “lanciarla” nel semestre di presidenza italiana dell’U.E. La biennale non dovrà essere una vetrina ricorsiva, ma punterà alla formazione dei ricercatori ed allo sviluppo dell’innovazione, sarà il punto di incontro e di integrazione tra il meglio della Ricerca ed il meglio dell’Innovazione, dovrà promuovere il ruolo sociale della scienza.

Quali considerazioni trarre da questo convegno come docenti ed in particolare come docenti di scienze sperimentali ?  Nel corso del convegno è emerso a tratti, ma è sempre stato implicito, il ruolo cruciale della Scuola nello sviluppo della Ricerca e dell’Innovazione e non solo in quanto è nella Scuola che si acquisiscono i saperi, le competenze e le sensibilità fondamentali per  la conoscenza e quindi per la Ricerca e l’Innovazione, ma anche perché è la Scuola la sede naturale che consente di  superare la divaricazione sociale e le arretratezze culturali  che bloccano lo sviluppo del nostro Paese.

A.P.