Ricordo di Edoardo Boncinelli
Il 20 luglio scorso, all’età di 84 anni, è morto il prof. Edoardo Boncinelli. Nato a Rodi da genitori fiorentini, si era laureato all’Università di Firenze in fisica con una tesi in elettronica quantistica. Ben presto, il suo spirito irrequieto e il suo insaziabile desiderio di conoscenza, lo avvicinarono alla biologia, disciplina che lo affascinò a tal punto da diventare il suo principale campo di lavoro, come era già avvenuto per altri scienziati quali Max Delbrück (1906-1981) e Francis Crick (1916-2004), entrambi fisici di formazione. Dal 1968 al 1992 svolse intensa attività di ricerca presso l’Istituto napoletano di Genetica e Biofisica fondato da Adriano Buzzati Traverso nel 1962, occupandosi di genetica. Boncinelli ha alternato, durante la sua permanenza nella città partenopea, l’attività di ricerca a quella di docente universitario e numerosi sono stati gli incontri di divulgazione scientifica che ha tenuto presso enti, scuole, associazioni compresa la sezione ANISN della Campania. Nel marzo del 2000 partecipò, infatti, al seminario organizzato dalla citata sezione dal titolo: Scienza Tecnologia e Tradizione Umanistica alle Soglie del Terzo Millennio, durante il quale tenne un apprezzato intervento sul rapporto uomo-tecnica. Il suo campo d’indagine specifico negli anni di ricerca napoletana è stato quello dei cosiddetti geni architetti o più precisamente geni homeobox. Essi regolano la formazione, in sequenza, delle diverse parti del corpo durante lo sviluppo embrionale. La cosa sorprendente fu scoprire che quei geni si comportavano allo stesso modo in tutti gli organismi, dall’uomo, al moscerino della frutta e che mutazioni in quel tratto del DNA comportavano malformazioni o addirittura l’interruzione completa dello sviluppo. Dal 1988 Boncinelli è stato membro dell’EMBO (European Molecular Biology Organization) e dal 2001 al 2004 direttore della SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) di Trieste, e poi a capo del laboratorio di Biologia molecolare del San Raffaele di Milano. Nella stessa università, presso la facoltà di filosofia, ha ricoperto la cattedra di Fondamenti biologici della conoscenza. A partire dagli anni Novanta i suoi interessi si sono orientati verso lo studio delle neuroscienze, settore di studio che non ha mai abbandonato. A Milano ha diretto il laboratorio di farmacologia cellulare e molecolare approfondendo le modalità di azione dei farmaci a livello cellulare. Nel 2016 ha ricevuto la laurea honoris causa in Scienze filosofiche dall’Università di Palermo. Affabulatore naturale, la sua cultura vastissima spaziava dal campo scientifico, a quello letterario, filosofico, psicanalitico. Il desiderio ardente di comunicare ad altri il suo sapere, ed in particolare ai giovani, si è concretizzato nei numerosi incontri che ha avuto con studenti di tutte le età, a cui ha trasmesso, con la sua ironica bonomia, l’entusiasmo per la ricerca scientifica, insieme al gusto della contaminazione dei saperi. Prove tangibili di questo suo interesse poliedrico sono alcuni sue pubblicazioni quali: L’inganno e il disincanto: Leopardi Poeta, Filosofo, Scienziato, scritto insieme al filosofo della scienza Giulio Giorello, Guanda 2020; Il mio Dante. La divina Commedia tra poesia e scienzedel 2022; I miei lirici greci, 365 giorni di poesie, edizioni S. Raffaele, 2008; Quel che resta dell’anima, Rizzoli 2012;L’infinito in breve, Rizzoli, 2016; Numerosi sono poi i volumi a carattere più strettamente attinenti al suo campo di studi; se ne ricordano solo alcuni tra i tanti: I nostri geni. La natura biologica dell’uomo e le frontiere della ricerca, Einaudi, 1998; Il cervello, la mente e l’anima. Le straordinarie scoperte sull’intelligenza umana, Mondadori, 1999; Pensare l’invisibile. Dal DNA all’inconscio, con Aldo Carotenuto, Milano, Bompiani, 2000; Il sé sinaptico. Come il nostro cervello ci fa diventare quelli che siamo, Milano, Cortina, 2002; Dal moscerino all’uomo: una stretta parentela, con Chiara Tonelli, Milano, Sperling e Kupfer. 2007; La vita della nostra mente, Roma-Bari, Laterza, 2011.
In un dibattito di qualche anno fa con Umberto Galimberti, Boncinelli affermava: “Io guardo la doppia elica come un astronomo guarda il cielo, cioè come un innamorato. Guardo il mio lavoro con l’occhio dell’amante ed il giorno in cui non fosse più così abbandonerei questo mestiere”.
Ho avuto la fortuna di conoscere il prof. Boncinelli quando lavorava all’Istituto di Genetica e Biofisica di Via Marconi 10 a Napoli, in occasione di visite didattiche a quei laboratori che ho fatto con le mie classi di liceo. L’ho rivisto durante il seminario organizzato, nel marzo del 2000 dalla sez. ANISN Campania e ancora, in tempi più recenti, a Praia a Mare (CS), città di origine della moglie, dove lui veniva a passare qualche settimana d’estate. Ci siamo incontrati a volte per caso sul lungomare, durante qualche passeggiata mattutina. Il tempo di un fugace e rispettoso saluto, una stretta di mano, un ricordo che adesso assume un più toccante e profondo significato.
Luigi D’Amico