Mar 162016
 

La risposta si ottiene abbastanza chiaramente leggendo la tabella A del nuovo Regolamento sulle classi di concorso (DPR n. 19 del 14-2-2016): l’accesso alla A-28 (ex 59/A) “Matematica e scienze” sarà di fatto possibile per i laureati in Matematica, in alcuni indirizzi di Ingegneria, in Fisica e in Chimica mentre sarà problematico per i laureati in Scienze biologiche, geologiche, naturali, ambientali, agrarie, in Biotecnologie.

Infatti, se è vero che per accedere alla nuova classe di concorso A-28 vengono largamente confermate le lauree riconosciute dalla precedente normativa (pur con alcuni nuovi inserimenti), è però anche vero che dall’anno accademico 2019/20 quelle lauree dovranno prevedere piani di studio che comprendano un numero di CFU (crediti formativi universitari) che premia fortemente l’area matematica e penalizza l’area biologica, geologica , chimica e ambientale.

Le lauree magistrali che costituiscono titolo di accesso alla A-28 (ed alle quali sono equiparate quelle conseguite nei precedenti ordinamenti universitari) sono le seguenti: Biologia, Fisica, Ingegneria biomedica, Ingegneria chimica, Ingegneria della sicurezza, Ingegneria per l’ambiente e il territorio, Matematica, Modellistica matematico-fisica per l’ingegneria, Scienza e ingegneria dei materiali, Scienze chimiche, Scienze dell’Universo, Scienze della natura, Scienze della nutrizione umana, Scienze e tecnologie agrarie, Scienze e tecnologie della navigazione, Scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio, Scienze e tecnologie geologiche, Scienze geofisiche, Scienze zootecniche e tecnologie animali, Biotecnologie agrarie, Biotecnologie industriali, Biotecnologie mediche, veterinarie e farmaceutiche.

Ma non basta il conseguimento di una di quelle lauree, il nuovo Regolamento sancisce che per accedere alla A-28 “il piano di studi, fra laurea triennale e laurea magistrale, abbia previsto almeno 132 crediti nei settori scientifico disciplinari MAT, FIS, CHIM, GEO, BIO, INF/01 (macrosettore: Informatica), INF-ING/05 (Sistemi di elaborazione delle informazioni, macrosettore: Ingegneria informatica), di cui almeno 30 in MAT, 12 in FIS, 6 in CHIM, 6 in GEO, 6 in BIO, 6 in INF/01 o in ING-INF/05 o in SECS-S/01″ (macrosettore: Statistica), nonché, dei predetti 132 crediti, almeno 90 crediti nel corso della laurea triennale, articolati come segue: almeno 12 in MAT, almeno 6 in FIS, almeno 6 in CHIM o GEO, almeno 6 in INF/01 o ING-INF/05 o SECS-S0”.

Se si consultano gli attuali piani di studio dei diversi corsi di laurea che “potenzialmente” consentono l’accesso alla A-28, risulta evidente che è innanzitutto il corso di laurea in Matematica a soddisfare i vincoli richiesti; basteranno infatti un esame opzionale (6 CFU) a scelta tra CHIM o GEO nel triennio e 2 esami opzionali, uno di CHIM o di GEO (6 CFU) ed uno di BIO (6 CFU) nel biennio magistrale, per acquisire i requisiti necessari.

Anche le lauree in Ingegneria previste dal Regolamento, la laurea in Fisica e quella in Chimica consentiranno di soddisfare, senza particolare difficoltà, il piano di studi richiesto. In questi corsi di laurea basterà infatti sostenere un paio di esami opzionali di 6 CFU ciascuno (uno BIO ed uno GEO). Ben diversa invece sarà la situazione per gli studenti dei corsi di laurea in cui prevalgono i CFU nei settori BIO e GEO, per loro sarà problematico acquisire i 30 CFU di MAT + 6 di INF.

Questo provvedimento sembra purtroppo confermare il prevalere, tra i “tecnici” ed i “politici” del MIUR e delle Commissioni parlamentari, dell’idea che le Scienze sperimentali (Fisica, Chimica, Geologia, Biologia) non abbiano la stessa importanza formativa della Matematica e che, all’interno delle Scienze sperimentali, la Fisica abbia più importanza delle altre. Che non si tratta di un’illazione lo dimostra quanto avviene anche nella secondaria di 2° grado, dove la Fisica dispone sempre di un monte ore superiore a quello della Biologia, della Geologia, della Chimica.

Le conseguenze di questo pessimo provvedimento che stravolge la formazione disciplinare dei docenti di Matematica e Scienze nella scuola media non saranno indolori per la qualità dell’apprendimento dei nostri studenti. E’ realistico prevedere, con docenti prevalentemente laureati in Matematica e con insufficienti competenze di Scienze sperimentali, una ulteriore riduzione del già esiguo spazio didattico attualmente disponibile per le Scienze (2h/settimana e nemmeno sempre) oppure, a parità di ore, lo scadimento della qualità degli apprendimenti relativi alle scienze della vita, della Terra, dell’ambiente, fondamentali fonti di conoscenza e di applicazione della metodologia sperimentale; si indebolirà poi la straordinaria opportunità di applicare la Matematica ai fenomeni naturali e della vita quotidiana, opportunità così importante per stimolare l’interesse degli studenti.

Non dovrebbero esserci dubbi sulla necessità che l’insegnante di Matematica e Scienze nella scuola media debba non soltanto possedere adeguate competenze disciplinari sia nell’area matematica che nelle aree delle diverse Scienze sperimentali, ma debba anche avere adeguate competenze per integrare la Matematica con le Scienze sperimentali, così da fornire concretezza applicativa alla Matematica e opportuna formalizzazione di processi e fenomeni alle Scienze.

Si può e anzi si dovrà discutere se questo duplice obiettivo si può perseguire con un unico docente di Matematica e Scienze o con due docenti diversi, uno di Matematica ed uno di Scienze, ma in entrambi i casi, sarà necessario che alle Scienze venga riconosciuto lo stesso valore formativo della Matematica e che si superi l’attuale penosa compressione in 6 h/settimana (sulle 30 h/settimana complessive) di due fondamentali assi culturali quali la Matematica e le Scienze.

 

Attilio Pasqualini   ( attiliopasqualini@gmail.com )