Ott 062014
 

Il piano del governo (www.labuonascuola.it)  affronta, al capitolo 4, il delicato tema delle discipline che si insegnano nella scuola italiana. Il titolo del capitolo è impegnativo “ripensare ciò che si impara a scuola” e induce a ritenere che si proponga una revisione dei curricoli, tanto più  dopo quel “riordino” di Gelmini-Tremonti che si è risolto, per fare cassa, nella riduzione dell’offerta formativa ed in una sostanziale conservazione del vecchio e rigido impianto della scuola italiana.

Ebbene, niente revisione, neppure parziale, dei curricoli. Anzi, nel piano del governo si afferma che “il sistema corrente è in corso di digestione da parte delle scuole” e più oltre  “il sistema d’istruzione italiano non va assolutamente stravolto; al contrario si tratta di creare le condizioni per un’attuazione piena di quell’autonomia ordinamentale già prevista dal sistema”.

La scelta del governo è  dunque chiara: non un nuovo riordino, non una revisione dei curricoli e dei monte ore ma interventi specifici, su taluni insegnamenti, utilizzando gli strumenti dell’autonomia presenti nell’ordinamento scolastico.

Indubbiamente l’autonomia costituisce una risorsa potenziale per la scuola italiana, ma l’esperienza di questi anni ci dimostra che  deve essere alimentata da risorse adeguate, pena la sua sostanziale inapplicabilità. Appare quindi condivisibile, anche se al momento non supportato dall’indicazione di risorse chiare,  l’appello del piano governativo all’autonomia delle scuole le quali potranno partire “da un cuore di discipline di base snello e comune a tutti” per poi poter “modulare la propria offerta attraverso la scelta di diverse discipline opzionali, anche sfruttando la quota di flessibilità del curricolo già previste dalla normativa”. Ma sarà  possibile il superamento dell’attuale rigidità dei curricoli e l’introduzione non episodica di opzionalità senza un vero ripensamento complessivo del nostro sistema ?

Quali sono gli interventi specifici indicati nel piano del governo? In estrema sintesi essi prevedono l’introduzione: 1) di due ore/settimana di educazione musicale, con docenti abilitati, nelle IV e V classi di scuola primaria; 2) di due ore/settimana di storia dell’arte e disegno nel I biennio (non è precisato se per entrambi gli anni) dei licei e degli istituti per il turismo; 3) di un’ora/settimana di educazione motoria, con docenti abilitati, dalla II alla V classe di scuola primaria; 4) dell’estensione del CLIL anche alla scuola media rafforzando il piano di formazione dei docenti delle varie discipline; 5) dela “programmazione informatica” (coding) “nel maggior numero di scuole possibile” attraverso il lancio dell’iniziativa “code.org” (che aggrega associazioni, università e imprese) e del programma “digital makers” (sostenuto da MIUR e accordi dedicati) il quale dovrebbe “rafforzare” le ore di tecnologia nella media e di informatica nei licei scientifici, negli istituti tecnici e in quelli professionali; 6) di una non precisata modifica ordinamentale per valorizzare le discipline economiche nei licei, in particolare scientifico e classico, e “tendere” a rendere accessibile l’economia agli studenti di tutte le scuole di 2° grado.

Si tratta quindi di interventi  limitati rispetto alle necessità;  e se è vero che essi affrontano alcuni temi rilevanti (anche mediaticamente) quali il potenziamento delle competenze d’inglese e di informatica o dell’attività motoria nella primaria, non sono però  in grado di rispondere all’esigenza di rinnovare e migliorare la qualità complessiva dell’offerta formativa superando, per fare solo qualche esempio, il dualismo licei-istituti tecnici e professionali o l’assenza di unitarietà nel I biennio liceale o la definizione delle discipline obbligatorie, facoltative e non,  già dalla media o l’introduzione di una effettiva scelta di opzioni nel II biennio ed anno finale della scuola superiore. Il “ripensamento” del governo su ciò che si impara a scuola incide (forse) sul monte ore attuale solo quando prevede l’introduzione dell’economia nei licei scientifico e classico e l’estensione al primo biennio dei licei e degli istituti per il turismo  dell’insegnamento di storia dell’arte e disegno. A questo proposito potremmo chiederci perché, ad esempio, non è stato preso in considerazione il ritardo della scuola italiana e di conseguenza della nostra società, quanto a  cultura scientifica e potremmo anche chiederci  se il metodo proposto, quello dell’inserimento di qualche ora di una certa materia in qualche indirizzo scolatico, metodo già sperimentato di recente con la geografia,  serva  a  potenziare le competenze degli alunni piuttosto che a soddisfare spinte di corporazioni culturali.

Inoltre le modalità attraverso le quali il governo intende operare per gli interventi precedentemente indicati suscitano qualche perplessità.  Si attingerà alle GAE sia per storia dell’arte e disegno nella secondaria che per musica ed educazione motoria nella primaria, ma in questo secondo caso i docenti (ne sono previsti  10100) proverranno dalle GAE della scuola secondaria. Quanto all’interessante impegno all’estensione delle CLIL  va rilevato che  il piano si limita, per ora, ad un auspicio mentre l’esperienza in corso sulle CLIL negli anni finali della scuola superiore evidenzia la necessità di un piano d’intervento ampio e adeguatamente finanziato. Circa il potenziamento delle competenze informatiche si annunciano iniziative che aggregheranno associazioni, università,  imprese, editoria digitale ed anche la società civile; per il momento non si va oltre l’auspicio. Quanto infine alla valorizzazione delle discipline economiche, “la buona scuola” afferma di voler  procedere ad una modifica ordinamentale che interessi anche il liceo scientifico e  quello classico. Per i docenti di economia si attingerà sia alle GAE che all’organico funzionale, anche però di classi di concorso affini; e allora se è vero che l’effettiva costituzione di organici funzionali di istituto  sarebbe una preziosa risorsa  è auspicabile che essa non venga utilizzata in questo modo, come  semplice “tappabuchi” , ma serva a migliorare l’offerta formativa delle scuole.

 

Attilio Pasqualini

Invito i frequentatori di questa rubrica e del sito ad esprimere le proprie considerazioni sul piano scuola del governo e su questo articolo scrivendo all’indirizzo di posta:  attiliopasqualini@gmail.com