Fattori che influenzano la Biodiversità

 La teoria della biodiversità ESA (Energia-Stabilità-Area) afferma che la diversità cresce quanto è maggiore:

 la quantità di energia solare; 

la stabilità del clima sia nell’arco delle stagioni sia nell’arco degli anni

la superficie occupata.

  Si può cercare di trovare regolarità nel processo di diversificazione

L’ibridazione di popolazioni conspecifiche geneticamente ben differenziate può determinare diminuzione del coadattamento del genoma o persino provocare un’ulteriore riduzione dell’eterogeneità genetica della specie, se la diversità genetica tra le popolazioni era maggiore di quella presente all’interno delle stesse, come sembra avvenire nel caso del Diceros bicornis . Anche gli studi sulla “struttura di parentela” (kinship) in specie in pericolo possono fornire informazioni utili ad impostare adeguate strategie di conservazione, come nel caso della Chelonia mydas

Un caso in cui i vantaggi degli esperimenti di trasferimento superano gli svantaggi è quello dell’orchidea delle paludi Orchis palutris, che si sta estinguendo in gran parte del suo areale (nonostante misure di protezione quali la creazione di riserve naturali, la proibizione della raccolta delle piante, ecc.) a causa della perdita pressoché totale di variabilità genetica; in questo caso l’ibridazioni di popolazioni geograficamente differenziate appare l’unico modo per ripristinare, almeno in parte, la variabilità genetica di questa specie e per poterla reintrodurre con successo nella parte dell’areale in cui si è estinta. 

Particolarmente importanti per lo studio del ruolo delle risorse genetiche sono i casi di popolazioni naturali, animali e vegetali, sottoposte ad intenso sfruttamento ad opera dell’uomo con la caccia, la pesca o la raccolta indiscriminata. L’impiego di marcatori molecolari ha fornito negli ultimi anni notevoli contributi alla conoscenza di tali casi. Ad esempio il pesce Hoplostetus atlanticus è stato sottoposto ad intensa pesca solo di recente; è stato così possibile analizzare la sua struttura genetica “prima, durante e dopo” tale processo. Ciò ha permesso di documentare nelle sue fasi e meccanismi di realizzazione il fenomeno dell’erosione genetica causato dalla pesca intensiva. I massicci prelievi hanno causato una diminuzione in soli 6 anni di circa il 70% della biomassa e una riduzione anche maggiore della variabilità genetica, da imputarsi anche alle particolari modalità di pesca impiegate. La pesca viene effettuata esclusivamente nei siti di riproduzione; gli esemplari di maggiori dimensioni stazionano più a lungo in tali aree e vengono perciò pescati in proporzione maggiore. Come altre specie di teleostei H.atalnticus mostra una relazione diretta tra taglia ed eterozigoti degli individui; il tipo di pesca praticata tende così a rimuovere selettivamente dalla popolazione gli esemplari con genotipo più eterozigote, depauperando la variabilità genetica.

L’esercizio della pesca a scopi commerciali comporta spesso mescolanza in corpi d’acqua circoscritti, sia naturali che artificiali, di popolazioni native con altre popolazioni introdotte. La caratterizzazione genetica di tali popolazioni è necessaria per seguirne il destino, poiché possono verificarsi, nella nuova condizione di simpatria artificialmente creata, fenomeni di competizione, ibridazione, introgressione, ecc. con ripercussioni notevoli sulla struttura genetica delle popolazioni. Un caso ben noto è quello della trota.

 Non va tuttavia dimenticato che alcuni biotipi, la cui conservazione era stata decisa per salvaguardare la loro ricchezza faunistica e/o floristica, hanno perso queste loro caratteristiche perché è stato interrotto qualsiasi ulteriore intervento umano, che a volte può rivelarsi positivo

 

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