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L'ipotesi dei coacervati

Il biochimico sovietico Alexander Oparin (1894-1980) fu il primo scienziato a formulare un'ipotesi compiuta circa l'origine della vita nel saggio Origine della vita sulla terra (1936); la sua ipotesi è stata il punto di partenza delle successive idee sull'argomento. Oparin fu il primo ad ipotizzare la presenza di un'atmosfera primitiva riducente che, entrando in soluzione negli oceani, avrebbe portato alla formazione di molecole complesse che sarebbero state in grado di aggregarsi grazie all'energia luminosa e alla presenza di catalizzatori inorganici, come fanghi ed argille. Le macromolecole potevano unirsi per originare aggregati più complessi, i coacervati, che sarebbero rimasti isolati dalle acque in cui si erano formati, a causa della loro non miscibilità , un po' come una goccia di olio rimane isolata nell'acqua. I coacervati sarebbero stati oggetto di selezione che avrebbe introdotto ordine nei processi chimici e portato alla creazione di sistemi dinamici e stabili (Oparin, 1964). L'ipotesi del biochimico russo suscitò molte polemiche ma anche molti consensi in Europa e lo scienziato inglese J. B. S. Haldane (1892–1964), uno dei più importanti biologi della prima metà dello scorso secolo, perfezionò l'ipotesi dei coacervati, postulando che le piogge avessero dilavato la pellicola, ricca di carbonio, formatasi sulle rocce primordiali, rendendo gli oceani simili a un brodo diluito caldo, dove si sarebbero formati proteinoidi in grado di agire da reagenti per ulteriori reazioni. Mentre Oparin poneva l'accento sulla formazione delle prime cellule, l'attenzione di Haldane era soprattutto rivolta alla sequenza delle prime reazioni chimiche. I loro studi aprirono la strada all'esperimento di Miller e ai successivi studi di Fox. Il modello di Oparin è stato ripreso recentemente da Freeman Dyson

 

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