Associazione Nazionale Insegnanti di Scienze Naturali

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Gli studi di Golgi sulla malaria e sulla neuropatologia della “corea”

Il prof. Egidio Romero dell’Istituto di Microbiologia dell’Università degli studi di Pavia ha ricostruito gli studi di Camillo Golgi sull’infestazione malarica e il contributo che egli ha dato alla lotta contro questa parassitosi. E’ del dicembre 1885, in una lettera pubblicata negli Atti della Reale Accademia di Medicina di Torino, la prima comunicazione dei risultati degli studi sulla malaria dell’istologo di Pavia. Solo cinque anni prima, il 6 novembre 1880, il medico francese Alphonse Laveran (1845-1922) aveva dato la definitiva dimostrazione della presenza del parassita malarico nel sangue di un malato ricoverato all’ospedale militare di Costantina, in Algeria.

Nel 1885, i ricercatori italiani Ettore Marchiafava (1847-1935) e Angelo Celli (1857-1914) avevano riconosciuto la natura protozoaria del parassita presente nei globuli rossi degli ammalati.

Golgi nella sua comunicazione, dopo aver riconosciuto l’importanza degli studi dei due medici italiani, riferisce di aver individuato una corrispondenza tra il ciclo di sviluppo, la moltiplicazione del parassita e gli accessi febbrili dei pazienti.Egli aveva studiato quaranta casi di febbre quartana, presente nel pavese, mediante osservazioni di preparati di sangue a fresco e in relazione all’andamento febbrile.Utilizza il termine plasmodio per indicare i corpi di colore bianchiccio, della grandezza variabile tra 1/5 ed 1/3 di globulo rosso, dotati di vivace movimento ameboide..Il prof. Romero riporta alcune delle osservazioni di Golgi …Mi sembra che il patologo abbia ormai il diritto di mettere l’infezione malarica nel dominio delle infezioni parassitarie.Nel mio ristretto ordine di studi, la constatazione del regolare ciclo di sviluppo dei corpi pigmentati, i quali rispetto ai plasmodi propriamente detti certo non rappresentano che una fase di sviluppo più avanzata e perfetta e soprattutto l’ aver verificato che gli accessi sono legati al processo di segmentazione,mi sembrano nuovi e non insignificanti argomenti in favore di quella dottrina. Io stimo che alla proposizione ipoteticamente avanzata dagli altri sperimentatori, che i corpuscoli derivanti dalla segmentazione rappresentino delle nuove generazioni di elementi parassitari, a quest’ora sia lecito attribuire il valore di una decisa affermazione.

Nel 1886 egli presenta alla Società Medico Chirurgica di Pavia il lavoro Ancora sull’infezione malarica, in cui enuncia i criteri che consentono la diagnosi differenziata tra febbre quartana e terzana. Nel 1889 pubblica una relazione “Sul ciclo evolutivo dei parassiti malarici”, e nel 1891 definisce in modo chiaro i fondamenti della terapia malarica con l’uso del chinino.Nel 1886,Golgi viene coinvolto in una accesa polemica che lo vede scontrarsi con il prof: Tommasi Crudeli dell’Accademia dei Lincei. Questo medico non ammetteva la reale presenza di un parassita all’interno dei globuli rossi degli ammalati, considerando i corpi ameboidi che si rilevavano all’osservazione microscopica come detriti granulari prodotti dagli stessi globuli. Egli così

sentenziava in una seduta dell’Accademia dei Lincei del 1887: Di plasmodio della malaria non si deve più parlare, essendo espressione d’infatuazione quanto in Italia che all’estero...la natura delle alterazioni di Marchiafava,Celli e Golgi si devono considerare brillantemente risolte. La reazione di Golgi fu decisa sia contro Crudeli, sia contro il dott.Bernardino Schiavuzzi che aveva fatto delle osservazioni sui conigli credendo di individuare, nei loro globuli rossi, il vero responsabile delle febbri malariche: un inesistente Bacillus malariae.

In una memoria del 1889, scritta per l’Archivio delle Scienze Cliniche vol. 13, Golgi così commenta i risultati delle ricerche dell’accademico dei Lincei: le proclamazioni e l’eco da esse derivata hanno potuto in me suscitare un sentimento di tristezza, pel il tono in cui erano fatte;non valsero però mai a far entrare la più tenue ombra nel campo delle mie convinzioni. E a proposito delle esperienze sui conigli del dott. Schiavuzzi , i toni sono ancora più drastici ed addirittura offensivi: I giudizi espressi dal dott. Schiavuzzi sono così poco seri quanto, nel loro insieme, sono sconclusionate le sue esperienze. Il cosiddetto Bacillus malariae,nulla ha a che fare con l’infezione malarica!

Traspare, da queste parole, lo sdegno e l’amarezza di un ricercatore serio e scrupoloso che non accetta la presunzione e l’arroganza di chi vuole imporre il proprio punto di vista, tenendo in nessun conto il lavoro degli altri.

Meno noti sono i contributi che Camillo Golgi ha dato alla definizione neuropatologica della corea, grave forma degenerativa del sistema nervoso. I prof. Faustino Savoldi della Clinica neurologica “A. Mondino” di Pavia e Paolo Mazzarello, dell’Istituto di Genetica biochimica ed evoluzionistica C.N.R. di Pavia, riferiscono che Golgi si occupò di questo problema durante il periodo in cui era primario medico nel “ Pio Luogo degli Incurabili di Abbiategrasso, un ospizio per malati cronici. Il professore pavese prese servizio in quella struttura, quale vincitore di concorso e trovò come suo collaboratore il dott. Tragella che si occupava del settore maschile. In questo settore, il 15 gennaio 1873, fu ricoverato un paziente di 42 anni che da circa dieci accusava disturbi mentali e alterazioni della motilità di tipo coreico. Golgi descrisse con dovizia di particolari, in una sua relazione, i sintomi presentati da quel paziente e, quando il 19 ottobre dello stesso anno, l’uomo morì di polmonite egli eseguì l’esame autoptico sul cervello. E’ da ricordare che il 15 gennaio dell’anno precedente, un medico americano, George Summer Huntington, (1851-1916),aveva descritto in una relazione tenuta presso l’accademia di medicina dell’Ohio,(USA) la particolare patologia del sistema nervoso che da quell’anno viene indicata con il suo nome.

I risultati delle osservazioni di Golgi sul tessuto nervoso del paziente coreico furono riportati dallo stesso istologo in una sua breve comunicazione: Esistono nel cervello alcuni centri ad esempio i

corpi striati,che sembrano alterati, specialmente quello sinistro, e responsabili delle contrazioni involontarie dei muscoli dell’ammalato. Ed ancora: Le circonvoluzioni cerebrali fronto- parietali superiori presentano ispessimenti e alterazioni di vario genere...Anche le cellule gangliari si

presentano alterate, come alterata risulta la porzione del midollo allungato. Golgi descrisse poi le alterazioni del cervelletto, dove poté evidenziare mediante l’uso della reazione nera, delle cellule di Purkinje (caratteristiche di questa parte del sistema nervoso) in degenerazione calcarea.

La descrizione completa di questo caso fu pubblicata nel 1874; essa rappresenta la prima precisa ed approfondita descrizione istopatologica di un caso di corea.!

Il lavoro dell’istologo italiano fu immediatamente riconosciuto come fondamentale dallo psichiatra Enrico Morselli (1852-1929), come ricordano Mazzarello e Savoldi. Era la prima volta che una malattia nervosa riceveva il sicuro supporto anatomo-patologico. Lo psichiatra modenese si mostrò entusiasta del lavoro di Golgi: Stupendo lavoro che può dirsi il primo in Italia che cerchi di sostituire ad un’inutile base ipotetica, per l’interpretazione delle malattie nervose,la base sicura benché, difficile, delle alterazioni istologiche dei centri encefalici. Negli anni seguenti, lamentano i due autori, il Golgi è citato per questo suo lavoro, solo in riviste tedesche, ma il suo nome è omesso ogni qualvolta si effettua un’indagine storica su questa particolare patologia.