L'Ecologia a scuola: una proposta di percorso ambientale

Gli inquinanti

Gli Ossidi di Zolfo

Nelle grandi città industrializzate ed in via di sviluppo la concentrazione media annuale può variare da livelli molto bassi fino a 300 ug/m3 (OMS 1998). Già alla concentrazione di 0,3 ppm (circa 0,8 mg/m3) l’SO2 comincia a non essere più tollerabile dall’uomo. A causa dell’elevata solubilità in acqua l’SO2 viene assorbito facilmente dalle mucose del naso e del tratto superiore dell’apparato respiratorio; quindi solo le piccolissime quantità raggiungono la parte più profonda del polmone. L’SO2 reagisce facilmente con tutte le principali classi di biomolecole: in vitro sono state dimostrate interazioni con gli acidi nucleici, con le proteine, con i lipidi e con le altre componenti biologiche. E’ stato accertato un effetto sinergico con il particolato dovuto alla capacità di quest’ultimo di veicolare l’SO2 nelle zone respiratorie più profonde del polmone. Gli ossidi di zolfo svolgono un’azione indiretta nei confronti della fascia di ozono stratosferico in quanto fungono da substrato per i clorofluorocarburi, principali responsabili del “buco” dell’ozono. Nel contempo si oppongono al fenomeno dell’effetto serra in quanto hanno la capacità di riflettere le radiazioni solari producendo un raffreddamento del pianeta. Molto importante è il loro effetto sull’acidificazione delle precipitazioni, che porta a gravi danni ai bacini idrici ed alla vegetazione. Per brevi esposizioni ad alte concentrazioni, inoltre, si manifesta uno scolorimento ed un rinsecchimento delle foglie con conseguente necrosi delle stesse. Sui metalli, sui materiali da costruzione e sulle vernici si riscontrano degli effetti corrosivi dovuti all’azione dell’acido solforico che trasforma i carbonati insolubili, presenti nei monumenti, in solfati solubili che quindi vengono trascinati via. Lo zolfo è presente anche negli oceani e si libera in atmosfera attraverso la schiuma marina; precipita poi con le piogge depositandosi direttamente e venendo poi assorbito dalla vegetazione. Nelle città, escludendo le emissioni industriali, la maggior sorgente di anidride solforosa è il riscaldamento domestico (perciò la concentrazione di SO2 nell’aria dipende molto dalla stagione e dalla rigidità del clima). Circa il 70% dei quasi 130 milioni di tonnellate di SO2 immersi annualmente nell’aria proviene da combustioni in impianti fissi, mentre appare trascurabile l’apporto dato dai mezzi di trasporto. A parte gli effetti sulla salute dell’uomo, l’SO2 provoca l’ingiallimento delle foglie delle piante poiché interferisce con la formazione ed il funzionamento della clorofilla. L’effetto dannoso sulle piante è ancora più accentuato quando l’anidride carbonica si trova in presenza di ozono.

 

C.Ponzone