Essendo la prima forma di vita, l’acqua è anche il primo dei fattori abiotici che può influenzare la nascita o meno di essa. I microrganismi possono raggiungere gradi di disidratazione elevatissimi senza che ne vengano alterate le funzioni vitali, mentre negli organismi superiori la perdita d’acqua compatibile con la vita è molto minore, e diminuisce progressivamente man mano che si sale nella scala zoologica.
È per questo motivo che in tutte le specie da noi incontrate durante il nostro campo- scuola abbiamo riscontrato un bisogno costante d’acqua, essendo queste per la maggior parte piante e molluschi di costiera.
PIANTE
Il problema della carenza di acqua per le piante può verificarsi in molte zone di un ecosistema, anche non molto ampio, come può essere quello dell’isola d’Elba, da noi preso in considerazione. Esistono delle piante che sopportano meglio l’assenza di acqua (piante xerofile) e che sono in grado più di altre di sopravvivere anche quando questa è difficile da reperire; ciò accade perché questi tipi di piante sono riusciti meglio di altri ad adattarsi alla mancanza d’acqua.
Il fenomeno dell’ adattamento di una pianta alla scarsità d’acqua si riscontra maggiormente nelle zone con scarsa piovosità, poiché in questi casi vi è una bassa irrigazione del terreno e per questo motivo è scarsa anche la quantità d’acqua che una pianta può raccogliere o immagazzinare; ma si riscontra anche in zone con terreno scarsamente permeabile, come l’argilla o la roccia, qui, infatti, anche se c’è un’elevata piovosità l’acqua non è assorbita dal terreno e scivola via senza che le piante ne possano usufruire.
Il primo adattamento delle piante
resistenti alla siccità è stato l’ispessimento delle foglie e, allo stesso
tempo, la diminuzione delle loro dimensioni, quasi a farle assomigliare a degli
aghi, ed il rivestimento di queste da parte di una membrana molto grossa e poco permeabile rispetto a quella delle
altre piante, che le fa sembrare quasi untuose al tatto. In questo modo tali
organismi sono in grado di immagazzinare dentro di loro un’elevata quantità
d’acqua, e, grazie alla spessa membrana che ricopre le loro foglie e che
riduce la traspirazione, di trattenerla per un tempo maggiore rispetto alle
piante normali. Quest’accorgimento è molto evidente nelle cosiddette piante
“grasse” che infatti sono quelle che resistono meglio alla mancanza
d’acqua. Un secondo accorgimento, utilizzato dalle piante che crescono in
terreni poco permeabili, è stato quello di realizzare una rete di radici molto
fitte e poco profonde nel terreno. Così facendo la pianta è in grado di
assorbire molta acqua da quei pochi centimetri di terreno che riescono ad
assorbirla, o dalle fessure nella roccia dove questa s’infiltra quando piove.
Sull’isola d’Elba, essendo questa quasi tutta ricoperta da un terreno
molto
poco permeabile, quasi tutte le piante sono molto resistenti alla siccità,
quelle più resistenti sono però quelle che abitano la costa rocciosa, come il limonium,
il critmo e la viola
a ciocca, o anche quelle della gariga,
come il rosmarino (foto
sulla destra) e la lavanda.
Particolare attenzione circa il modo di procurarsi l’acqua merita il lichene. Questo organismo non è una pianta, ma l’unione di un’alga e di un fungo che vivono in simbiosi. L’alga, tramite la fotosintesi, produce il nutrimento per sè e per il fungo, il fungo produce l’acqua necessaria alla fotosintesi dell’alga.
ANIMALI
Diverso è il comportamento degli animali di fronte alla mancanza di risorse idriche: gli animali infatti, non essendo fissi, possono spostarsi liberamente alla ricerca di luoghi dove abbeverarsi, e solo in rari casi si sono evoluti per resistere di più. Animali di questo tipo , però, sull’isola d’Elba non ne esistono: qui le risorse idriche non mancano e perciò gli animali che vi vivono non hanno avuto bisogno di speciali trasformazioni.
ORGANISMI MARINI
Quando
si parla degli esseri che vivono in acqua,
il discorso è pressappoco simile a quello per gli animali, anche se le
motivazioni sono diverse: anche qui il problema di sopperire alla mancanza
d’acqua non si presenta, né per gli animali né per le piante, per l’ovvia
motivazione che questi esseri sono circondati d’acqua e non avranno mai
problemi per procurarsela, ma per desalinizzarla.
Gli unici organismi che trovano difficoltà ad avere un costante rifornimento sono i molluschi che abitano la zona sopralitorale e mesolitorale. La zona sopralitorale infatti non viene mai a contatto con il mare , ma viene bagnata solamente dagli schizzi delle onde. Per questo e per la sua continua esposizione alla lue solare, questa zona offre condizioni di vita molto difficili e gli esseri che vi vivono sono estremamente specializzati. Un esempio di organismi tipici di quest’ambiente sono le littorine, molluschi di 4 mm di lunghezza che si chiudono ermeticamente nelle cavità della roccia dentro la loro conchiglia e che riescono a sfruttare per la respirazione anche l’ossigeno contenuto nell’aria. La zona mesolitorale invece viene regolarmente scoperta e ricoperta dall’acqua poiché è la zona che si trova tra il livello minimo ed il livello massimo della marea. Anche qui le specie si sono adattate in modi specifici. Tra i vegetali qui si possono trovare alcune alghe amanti della forte illuminazione, come la lattuga di mare e l’enteromorfa. Tra gli animali c’è la patella, mollusco che fa aderire la sua conchiglia alla roccia mediante un piede muscoloso che al suo interno trattiene un velo d’acqua sufficiente ad inumidire le branchie; la bavosa, un pesce che ha sviluppato uno strato di muco attorno a se per proteggersi dall’essiccamento e mantenersi umido, e il pomodoro di mare, anch’esso ricoperto di muco, che ritrae i tentacoli all’interno del corpo quando rimane all’asciutto.