Buffon
... Più sono penetrato nel seno
della Natura, e più ho ammirato e profondamente rispettato il suo
Autore; ma un rispetto cieco sarebbe superstizione: la vera
religione richiede un rispetto illuminato...
G. L. Leclerc, conte di Buffon
(da Teoria della Natura, trad. it. Roma, Theoria, 1985) |
George
Louise Leclerc, conte di Buffon (1707-1788),
divenne giovanissimo (1733) membro dell'Accademia delle Scienze francese e nel 1739 fu
nominato intendente del Jardin du Roi, il futuro Museo di
Storia Naturale di Parigi, fra i cui curatori sarebbe stato
designato, fra gli altri, Lamarck.
I primi tre volumi della sua monumentale opera, Historie
naturelle générale et particuliére, furono pubblicati nel 1749,
mentre l'ultimo (il trentaseiesimo) uscì postumo, nel 1789; 15
volumi erano dedicati ai quadrupedi, 9 agli uccelli, 5 ai minerali,
7 ai supplementi, di cui faceva parte anche Le epoche della
Natura (1778).
Contemporaneo di Linneo
(erano nati nello stesso anno) ebbe nei confronti della natura un
atteggiamento profondamente diverso; l'opera di cui fu coordinatore
e principale autore, era infatti scritta in francese e non in
latino, per assicurare un larga fascia di potenziali utenti e
mancava di quella attenzione al rigido incasellamento dei viventi
all'interno di categorie tassonomiche; sua intenzione era di
descrivere animali e piante vivi, interagenti con altri
organismi e col mondo inanimato. Lo studio dei viventi, per Buffon,
non può essere scisso da quello della materia, dello spazio e del
tempo; convinto newtoniano, era tuttavia dell'idea, a differenza del
fisico inglese, che la scienza dovesse non solo spiegare i fenomeni,
ma anche ricercarne le cause, cause naturali, senza ricorrere a
fenomeni straordinari, senza mescolare una cattiva fisica con la
purezza dei Libri Sacri. Basta allora osservare la
quotidianità: il flusso e riflusso delle maree, le correnti, le
trasformazioni provocate dalle acque che erodono le montagne e
formano valli, per comprendere che la terra è andata incontro a
continue trasformazioni. Il paesaggio attuale, costituito da
spiagge, monti dai profili arrotondati, larghe valli, deve aver
avuto a disposizione, per potersi formare, un abisso di tempo, tanto
che in una nota manoscritta a margine del volume Le epoche della
Natura (Les époques de la nature, 1778) Buffon giunse ad
attribuire alla terra un'età, a quei tempi inimmaginabile, di tre
milioni di anni, data che non pubblicò mai, limitandosi a proporre
una scala del tempo di 75.000 anni per la terra e 6.000 per l’uomo,
numeri che, in un’epoca in cui unanimemente veniva accettata la
datazione di James Ussher (1581 - 1656) di 6000 anni, sollevò grande
scandalo. |
George Louise Leclerc, conte di Buffon (1707-1788)
Tavola da Historie naturelle |

Approfondimento
: da Le epoche della Natura

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