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 La candela  

di Elio Fabri


A pochi metri dal mio terrazzo una coppia di rondini ha costruito il nido e lo abita; un'altra è occupata a fabbricarlo. Conosco pochissimo gli uccelli, ma stan- do a ciò che ho imparato da Andrea Romè, credo si tratti in realtà di balestrucci, non di rondoni come quelli che vedevo quando abitavo in centro. Nello spazio libero tra qui e l'Arno è tutto un ghirigoro di voli; mi sfrecciano a un metro dal naso mentre le guardo affaccendarsi, e penso a quanto poco sappiamo di quello che accade nei loro piccoli cervelli. Lo so che vi state chiedendo dove voglio andare a parare... Prima di tutto ad attizzare la vostra curiosità; ma in realtà, e più seriamente, sto preparando il terreno per un discorso iiseriold, che non so neppure se saprò sviluppare come si deve. Il tema è questo: la scuola italiana sta attraversando un periodo di forte trasformazione (un po' complicata dalla recente instabilità ministeriale, che temo si ripro- durrà nel prossimo futuro). In questa trasformazione molti sono impegnati a ridefinire i iicurricolil, delle diverse materie, o le materie stesse, con la solita girandola di voci e proposte in ordine ai quadri orari, ecc. Per mia fortuna, e anche per una certa mia scelta, non sono direttamente impegnato in questa attività, ma ciò non significa che me ne disinteressi totalmente; quindi leggo qua e là, e ogni tanto mi vengono alcuni pensierini, alcuni commenti da fare... Ho letto per esempio il ilcurriculum di base delle scienze della naturalc, elaborato dal gruppo di ricerca ANISN, che mi è stato gentilmente inviato per e-mail, e ho letto alcuni documenti AIF su temi paralleli. Mi sono trovato a pensare se tra questi documenti c'erano punti di contatto o di divergenza, e confesso di non averlo ben capito. Ma qualcosa sono riuscito a vedere, e ora tenterò di esporre le mie personalissime opinioni. Però metto subito le mani avanti: non vi aspettate una discussione sistematica e approfondita, perché non mi sento in grado di farla. Saranno solo spigolature, ispirate da qualche frase colta qua e là. Comincerei da questa: iaNell'insegnamento, a nostro parere c'è la necessità di una ricomposizione della frattura tra le scienze naturali, ovvero la fisica, la chimica, la biologia e le scienze della terra e quindi di individuare la possibilità di far riferi- mento ad un ‚modello globale' per garantirne l'ap- prendimento.lr Come si fa a non essere d'accordo? Ma forse bisogna proprio dubitare delle asserzioni con cui appare trop- po facile concordare: o sono ambigue (nel senso che ognuno può interpretarle come gli torna meglio) oppure sono troppo generiche, non impegnano il lettore, che può quindi facilmente dare il suo assenso. Nel caso in questione, dato che il discorso è riferito soprattutto alla fascia dell'obbligo, avrei non tanto un'obiezione circa il ilmodello globalelo, quanto su ciò che sembra sottintendere. Inoltre la mia obiezione non si rivolge a chi ha scritto quella frase, ma piuttosto a chi ha voluto riorganizzare il sistema scolastico, senza un lavoro preliminare che a me sembrava assolutamente necessario. Giustamente si dice: iiE' fondamentale imparare insie- me ‚le cose' e poi separarle, per cui occorre una formazione di base che dia ai giovani la possibilità di osservare e pensare in modo unitariolt. Ma questo lo si dice da decenni, e da decenni sta scritto nei programmi della scuola elementare e media. Se nella pratica le cose vanno diversamente, non è dunque per un'errata im- postazione di fondo, ma per difficoltà di altro genere. E se le difficoltà non vengono prima individuate, e non si agisce per rimuoverle, a che serve ristrutturare la scuola? Perché dovrebbe cambiare qualcosa, da questo punto di vista, solo in quanto elementare e media vengono fuse insieme? O sarà risolutivo dare una laurea ai maestri? Ma gli attuali professori di scuola media la laurea ce l'hanno, eppure... E poi, avete presenti i libri di testo? A me pare che siano abissalmen- te lontani da quel iumodello globalelo: perché? E chi ci garantisce che i nuovi libri saranno migliori? * * * Continuando la lettura: i:I frutti di questa impostazione portano a definire le Scienze della Natura un ambito pluridisciplinare dove la fisica e la chimica, discipline soprattutto di analisi, e la biologia e le scienze della terra, discipline soprattutto di sintesi, coniugano le loro specificità disciplinari nel contesto della ricomposizione della conoscenza della Natura, valorizzando paradossalmente come punto di incontro le differenze delle strutture disciplinari.le Questa è già più impegnativa; infatti mi dà da pensare, e non la sottoscriverei sic et simpliciter. Può darsi che io abbia un'idea impropria dei termini ieanalisil. e i.sinte-

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