Forse nulla rende più evidenti i mutamenti che si stanno verificando nel mondo della scuola, quanto il fiorire di un lessico tutto nuovo, legato alle innovazioni didattiche e gestionali che dovrebbero caratterizzare la scuola del futuro. Non rientra negli scopi di questo articolo discutere se tali cambiamenti siano davvero sostanziali e nemmeno in quale misura possano essere condivisi; pragmaticamente, vale la pena di notare che il processo è in atto e che il nostro coinvolgimento, anche se critico, è inevitabile e anzi auspicabile per cercare, anche a volere essere pessimisti, di minimizzare i danni. Tra queste nuove parole della scuola, ne compare spesso una, che pure proprio nuova non è: i:didattica breveli. La didattica breve nasce da un'idea di Filippo Ciampo- lini, un docente della facoltà di Ingegneria a Bologna, già esposta pubblicamente alla fine degli anni '70. Per la verità, credo che pochi ne abbiano sentito parlare allora: l'idea di Ciampolini piacque più ad ambienti collaterali alla scuola, come quelli della formazione professionale e fu a lungo trascurata dal Ministero. Nel corso degli anni '80 essa subì una vera e propria eclisse, per cominciare a riemergere con gli anni '90. In anni recenti, tuttavia, la situazione è cambiata in modo radicale, poiché ci si è resi conto di come lo strumento della didattica breve risultasse particolar- mente funzionale a una didattica modulare e, quindi, alla progettualità prevista per le scuole nel regime dell'Autonomia. Come vedremo, inoltre, essa offre interessanti spunti di riflessione per quanto riguarda due dei punti saldi della nuova didattica: l'individualizzazione delle strate- gie e la costante attenzione ai problemi del recupero. Questi nuovi stimoli hanno portato coloro che lavora- vano attorno alla didattica breve ad ampliarne e preci- sarne la struttura, trasformandola da una proposta ipotetica di lavoro in una vera e propria metodologia didattica. A dire il vero, forse a far conoscere la didattica breve ha contribuito anche il fatto che sia stata adottata da centri privati di aiuto allo studio, tra i quali uno che, di recente, ha avviato una campagna pubblicitaria che sfrutta un campione del calcio come testimonial, ma questo è un aspetto marginale per il nostro discorso. Cos'è dunque questa didattica breve? Per rispondere a questa domanda farò riferimento allo scritto di Ciampolini (1), integrandolo con mie inter- pretazioni e proposte di applicazione all'insegnamento delle Scienze. A Ciampolini sono attribuibili diretta- mente le citazioni riportate in corsivo. Ciampolini la definisce come: il complesso di tutte le metodologie che, agli obiettivi della didattica tradizionale (...), aggiunge anche quello della drastica riduzione del tempo necessario al loro insegnamento e al loro apprendimento. Tale pratica si può declinare in quattro fasi principali: 1. la distillazione della disciplina e l'evidenziazione della sua struttura logica; 2. la ricerca metodologico-disciplinare, volta alla ri- strutturazione della disciplina e alla contrazione dei tempi richiesti; 3. l'uso della videoregistrazione per giungere a una didattica definita semiautomatica; 4. lo studio guidato. Vediamo ora in modo più approfondito ciascuna di queste fasi, cercando di comprenderne il significato e quale interesse possa riservare per gli insegnanti di Scienze. La distillazione Per distillazione si intende il risultato di un'attenta analisi della disciplina o di una sua parte, che consenta di mettere in luce le logiche fondamentali su cui essa si regge. La distillazione totale consiste nel definire e nel- l'esplicitare la struttura complessiva della materia, for- nendo così un quadro di riferimento che, da un lato, aiuti gli studenti a orientarsi nello studio e, dall'altro, faciliti i docenti nella elaborazione di progetti più realizzabili ed efficaci. Da questa distillazione discende quella definita distillazione verticale, che prevede una minuziosa scansione degli argomenti, nell'ordine in cui si intende trattarli, evidenziandone le connessioni. La differenza tra i due tipi di distillazione sta nel livello di analisi: la prima coglie le macrologiche della disciplina, la seconda le sue micrologiche. Alle micrologiche è attenta anche la distillazione orizzontale, grazie alla quale il docente ricostruisce il percorso da seguire per giungere a una precisa meta didattica, quale la comprensione di un concetto, l'acquisizione di una tecnica e così via. Ciampolini prevede uno schema stringente e analitico per questo tipo di distillazione. Nel campo della didattica delle scienze fisiche, in cui si colloca l'Elettro- tecnica da lui insegnata, le connessioni tra i diversi argomenti si esplicitano in genere attraverso l'uso del formalismo matematico e dunque la distillazione può assumere davvero la struttura di una sequenza ben precisa di passi logici... |