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 Il verziere di Melusina: la cannella  

di Laura Sbrana


e pe' fa' ‚sta vocca bella vuò sapé' che ‚nce mettette?– – ‚nu panaro chino chino tutt''e fravule ‚e ciardino, mele, zuccher' e cannella te ‚mpastaie ‚sta vocca bella– Canzone napoletana
La pianta, della famiglia delle Lauraceae, deriva il nome volgare da cannella = piccola canna, cui assomiglia nella forma, quando è ridotta a bastoncino; la prima parte della denominazione scientifica, Cinnamomun, secondo alcuni è di origine ebraica, qinnamom, mentre secondo altri viene dal malese kaju-manis; comunque sia è voca- bolo molto antico, tanto che già lo usavano Greci e Romani e fu adottato dal Blume, al principio del sec. XIX per designare un genere di Lauraceae, ma assai prima sia Tournefort sia Linneo lo avevano impiegato come nome specifico di alcune piante, celebri per la loro produzione di droghe, quali la cannella, la cassia, la canfora, piante che da Linneo erano state incluse nel genere Laurusl,. L'aggettivo zeylanicum, che accompa- gna la parola Cinnamomum nella classificazione botanica, significa di Ceylon, isola dove la pianta, da tempo immemorabile presente nei celebri giardini di Colom- bo, prima allo stato spontaneo, poi lì coltivata, per speciali costituenti chimici, in particolare per i titoli in olio essenziale, per odore e sapore è più pregiata che altrove. Già in epoca lontana c'è poca chiarezza riguar- do all'individuazione della vera cannella, chiamata indi- stintamente (e confusa con) cinnamomo (nome che ha conservato in inglese: cinnamom), cassia, cassia vera, cassia lignea, cannella cassia, cannella di Malabar, cannella cinese, casia, come testimonia anche il Mattioli, in genere precisissimo: irPer venire a la verità, chi ben agguaglia la cannella, la qual noi chiamiamo cinnamomo, alle cassie descritte da Dioscoride, manifestamente, come ritengono li più dotti semplicisti di hoggidì, conoscerà essere la cannella et la cassia una cosa medesima. Immo, chi diligentemente essaminerà più et più sacchi di cannella ne'magazzini, troverà senza alcun dubbio tutte le spetie descritte da Dioscoride, imperò che li mercan- ti generalmente vogliono che le buone merci sempre gli sieno ruffiane a spacciar le peggiori. Galeno parimenti nel libro de li antidoti fece mentione di più spetie di cassia et, accordandosi con Dioscoride, per la più excellente nominò quella che chiamasi zigi: questa egli dice essere molto prossima a lo cinnamomo, et imm- però truovansi di coloro che per cinnamomo la ven- dono. Il che fa che non ci dobbiamo maravigliare se a' tempi nostri anchora, avendo tanti anni perseverato tal costume, in ogni luoco la cassia vendesi per cinnamo- mo. Né sarebbe questo grande errore, quando ella fusse pur di quella che è optima, però che Galeno istesso nel medesimo luogo apertamente dice che molte volte la cassia si trasforma in cinnamomo e che digià egli ha veduto rami di perfetta cassia del tutto simili al cinnamom e, per lo contrario, haver veduto similemente rami di cinnamomo che molto a la cassia si simigliavano; per la qual cosa disse che si poteva per una parte di cinnamomo metterne due d'eletta cassia. Lo medesimo Galeno mettene pure una spetie de la manco buona, la quale è cognominata iocassia fistolalc, per esser et concava et di valida scorza come ne la nostra cannella si vedel.. Degli antichi autori, il primo a parlare della cannella è Erodoto, secondo cui, iupoiché in Arabia cresce in un lago non profondo, intorno e dentro al quale vivono certe bestie alate assai somiglianti ai pipistrelli, che lanciano strida tremende ed oppongono una forte resistenza, i raccoglitori ne vanno in cerca dopo essersi cinti tutto il corpo ed il volto, eccetto gli occhi, di pelli di bue e di altri animali, perché è necessario che tengano lontano questi animalili. Con lo storico greco polemiz- za Plinio, il quale, nel XII libro della Naturalis Historia, quello che tratta degli alberi esotici, prima osserva con moralistico sdegno che ihgli Arabi non hanno né il cinnamomo né la cannella, e tuttavia l'Arabia è detta i'felixl,, un epiteto falso e pieno di ingratitudine, che fa passare per avuto dagli dei celesti quello di cui la regione è piuttosto debitrice verso le potenze infernali. La sua fortuna l'ha fatta il lusso degli uomini che arriva fino alla morte e fa bruciare per i defunti quei prodotti che prima si credevano riservati agli dei...lt, poi cita Erodoto e le sue iuleggende sulla cannella, sul cinnamo- mo e sul cinnamol,, semplicemente per far notare come, secondo lui, iucon queste favole si aumenti il prezzo della merceli e come molte storie riguardo alle spezie risultino inventate; per esempio, dice che (e facendo questo ci presenta un quadro più che mai favoloso della Arabia), che ihsotto i raggi del sole di mezzogiorno si solleva da tutta la penisola una sorta di profumo indescrivibile, formato dall'accordo delle varie specie di essenze spinte dalla brezza, e fu così che, spingendosi in alto mare, quei profumi diedero il...

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