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Vertebrati

All'inizio dell'Ottocento, J.B. Lamarck propose di classificare gli animali in Vertebrati e Invertebrati. La proposta era motivata, sia dal fatto che i primi comprendono forme più progredite per quanto riguarda il sistema nervoso e il comportamento, sia da considerazioni didattiche e pratiche: i Vertebrati, tra i quali si annoverano le forme più utili all'uomo e l'uomo stesso, meritano uno studio più approfondito, mentre gli Invertebrati, molto meno progrediti, ma molto più variati e numerosi, meritano uno studio di carattere estensivo.

Tale criterio viene tuttora accolto, tanto nella trattatistica quanto nell'insegnamento, anche se ben si sa che i Vertebrati comprendono solo una modesta frazione delle specie che oggi si conoscono.

Il subphylum dei Vertebrati differisce da tutti gli altri perché dotato di caratteri anatomici particolari. In primo luogo questi animali sono metamerici, hanno cioè, come gli Anellidi, gli Artropodi, e l’ Anfiosso strutture che si ripetono identiche, o quasi identiche lungo l’ asse dell’ animale. Nel caso particolare, i Vertebrati hanno due sistemi metamerici, uno riguarda le strutture branchiali, l’ altro riguarda la muscolatura, i nervi spinali, le vertebre. Le vertebre fasciano o sostituiscono la corda dorsale, mentre un cranio protegge la porzione anteriore del sistema nervoso trasformata in 'encefalo'.

In secondo luogo la corda dorsale, sempre presente almeno durante la fase embrionale, non si spinge fino all'apice anteriore dell’ animale. In terzo luogo sono presenti il tessuto cartilagineo, raro negli invertebrati, e il tessuto osseo, formato da una matrice di collageno impregnata di fosfato di calcio e ricca di cellule, grande innovazione che compare in questo gruppo. Infine il capo ospita e dà sostegno a complessi organi di senso.

Oltre a queste considerazioni anatomiche, va sottolineato che i Vertebrati presentano alcune caratteristiche che li rendono unici tra tutti gli animali: raggiungono dimensioni mediamente molto maggiori di quelle degli Invertebrati, sono più longevi e dispongono di un apparato sensoriale complesso ed efficiente.

Queste caratteristiche sono emerse gradatamente durante la storia evolutiva e sono correlate tra loro e anche con lo sviluppo dell'apparato immunitario. Questo apparato consente infatti un'efficace difesa attiva contro le aggressioni microbiche invece che una difesa passiva qual è quella attuata dagli involucri degli Artropodi. L'apparato immunitario protegge inoltre l'individuo durante l'intero arco della sua vita eliminando quelle cellule che, a causa di una mutazione, producono proteine estranee all'organismo e possono divenire aggressive nei suoi riguardi. Dette mutazioni compaiono con più frequenza quanto più a lungo le cellule continuano a dividersi e quindi quanto più grosso e longevo è l'animale.

Inoltre, un animale che vive più anni incontra più cicli stagionali e quindi condizioni ambientali mutevoli alle quali deve adattarsi. A tal fine esso deve poter variare il proprio comportamento in base alle informazioni fornite dall'apparato sensoriale e riutilizzare più volte le soluzioni che sono state date ai problemi posti dall'ambiente quale il reperimento del cibo e del ricovero, la fuga dagli agenti nocivi. Il riutilizzo delle informazioni implica lo sviluppo della memoria.

Queste osservazioni di biologia comparata giustificano la maggior attenzione rivolta ai Vertebrati e alla loro evoluzione: conoscerli meglio, oltretutto, ci aiuta a meglio comprendere le radici biologiche dell'umanità.

 

Da dove vengono i Vertebrati?

Il più antico fossile attribuito ai vertebrati è stato rinvenuto nei primi anni del Duemila. E’ stato denominato Myllokunmingia (fig) e proviene da un ricchissimo giacimento di mare poco profondo del Cambriano medio, situato presso Kun Ming in Cina, e datato a 525 milioni di anni fa. E’ un piccolo animale pisciforme lungo circa 3 cm, munito di una pinna dorsale e di due lunghe pinne lateroventrali. La sua organizzazione interna è ben riconoscibile e comprende una corda dorsale, cinque o sei tasche branchiali, una cavità pericardica e un breve intestino munito di una cresta elicoidale interna, chiamata ‘ valvola spirale ’ , che ne aumenta la superficie assorbente. La muscolatura è formata da blocchi alquanto appiattiti, i miomeri, che presentano una piegatura i cui margini visti dall’esterno appaiono come solchi a forma di V. Non si vedono squame, se c’erano erano sottili, non calcificate.

Questo fossile ha stupito i paleontologi che non ritenevano l’origine dei vertebrati tanto antica; esso, ad ogni modo, appartiene a quella grande fioritura di forme d’ ogni tipo avutasi circa 550 milioni di anni fa. È stata scherzosamente chiamata il ‘Big Bang’ della vita.

Le caratteristiche di Myllokunmingia permettono di attribuirlo alla classe dei Petromizonti e all’ordine degli Yaymotidia, un gruppo che ha mantenuto stabili la forma e il piano organizzativo per quasi un centinaio di milioni di anni .

Per meglio capire le caratteristiche di questo piccolo animale e capire in qual modo esso si inserisce presso la base dell’albero filogenetico dei Vertebrati occorre prendere in considerazione le due classi degli Agnati (i Petromizonti e i Missinoidi) così come ci sono note attraverso le poche specie oggi viventi.

Myllokunmingia, ricostruzione

 

 

 

 

Storia evolutiva dei vertebrati

Gli Agnati compaiono nel Cambriano medio e vanno incontro a un differenziamento marcato occupando ambienti diversi. Da essi derivano i pesci delle varie classi.  Nel corso del Giurassico compaiono i Teleostei che diventano il gruppo dominante dei vertebrati acquatici.  Nello schema in basso, i numeri in rosso, indicano le specie oggi viventi in ciascun gruppo sistematico.

 

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