L’ossigeno ed il fuoco: il fuoco regola la concentrazione dell’ossigeno?
La correlazione
tra abbondanza di ossigeno e infiammabilità è elevata.
Al di sotto di un valore di ossigeno pari al 15% non brucia niente,
al di sopra del 25% la combustione è istantanea e si svilupperebbero
incendi che distruggerebbero tutte le foreste. Gli strati geologici
di carbonio vegetale dimostrano che l’ossigeno è rimasto
a lungo al disopra del 15%, e resti di antiche foreste dimostrano che
l’ossigeno non ha mai superato la soglia del 25%.
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Troppo ossigeno vuol significare più incendi, meno alberi, meno carbonio da interrare e quindi ancor meno ossigeno e meno incendi: il fuoco eserciterebbe quindi una retroazione negativa sull'ossigeno. Se invece dello 0’1% del carbonio da interrare si produce, a causa di un incendio, una quantità maggiore di carbonio da interrare, ciò vuol significare più ossigeno e più incendi: il fuoco in questo caso eserciterebbe una retroazione positiva sull’ossigeno. Un indizio interessante in tal senso ci è fornito dall’ecologia degli incendi nelle foreste: alcune specie, le conifere e gli eucalipti dal legno dolce altamente infiammabile, includono effettivamente il fuoco nella loro strategia evolutiva; bruciano lasciando poco carbone da interrare; altre piante invece come le querce, dal legno duro resistente agli incendi, producono molto carbonio da interrare. A prima vista, l’abitudine di depositare i rami
in eccesso, carichi di resina, può apparire una follia, perché
l’aridità e i fulmini potrebbero attizzare certamente un
incendio. In realtà gli incendi si sviluppano realmente sul suolo
della foresta ma non arrecano gravi danni agli alberi da fusto, perché
le conifere e gli eucaliptiti riescono a sopravvivere al fuoco; i semi
di alcune conifere dipendono anzi dal fuoco per uscire dalle loro protezioni
legnose. |