Gestalt e cognitivismo
Home ] Figure ambigue ] [ Gestalt e cognitivismo ]

 

Queste immagini mostrano come la percezione dipenda dal contesto. Il caso più significativo è  rappresentato dalla foto della ragazza; tutti vedono un volto e non quattro frammenti di facce separate che casualmente si trovano vicine. Evidentemente è il cervello che "ricostruisce" le parti mancanti, fornendo un significato al tutto. Lo stesso ragionamento vale per il quadro di Escher o per i due triangoli, che, pur non essendo presenti, noi percepiamo nella figura 4. Gli psicologi della Gestalt hanno cercato di classificare i tipi di interazione che sembrano verificarsi nel sistema visivo, formulando le seguenti principi:

 

Vicinanza: vi è la tendenza a raggruppare oggetti vicini, separandoli da altri simili, più distanti. In fig. 2, per esempio, nei disegni 1 e 3 si percepiscono rispettivamente linee verticali ed orizzontali, mentre nel disegno 2 si rimane incerti, in quanto la distanza fra i cerchi è identica in orizzontale e  verticale;

Somiglianza: si tende a raggruppare oggetti che condividono evidenti proprietà visive;

Buona continuazione: nella figura 3, si percepiscono 2 linee che si intersecano , piuttosto che 4 segmenti convergenti in un punto;

Chiusura: le forme chiuse sono preferita a quelle aperte

 E' interessante rilevare che il cervello sembri preferire quelle interpretazioni la cui descrizione richiede minore informazione; fra le varie, possibili interpretazioni, il cervello "sceglie" quella più semplice. Si tratta evidentemente di un meccanismo affermatosi evolutivamente. In questo modo l'animale-uomo è riuscito a cavarsela  riuscendo rapidamente ad identificare una figura (preda o predatore) dallo sfondo. Anche lo sviluppo della visione cromatica ha avuto molto probabilmente l'importante valore adattativo di renderci in grado di identificare per esempio frutti colorati su uno sfondo confuso di vegetazione verde.

E' chiaro, però, che l'interpretazione di un'immagine è accompagnata anche da fattori culturali: l'osservazione di una foto di un preparato istologico, per esempio, può far venire in mente ad un profano un quadro astratto, mentre un medico o un biologo vi discerneranno cellule diverse; la vista di una montagna è percepita in modo diverso da un europeo piuttosto che da una persona che non si è mai allontanata da una savana

Un'altra teoria della percezione è quella proposta da J. J. Gibson.

 James J. Gibson (1904-1979) ha coniato il termine psicologia ecologica per mettere in luce la sua convinzione di come la percezione degli oggetti non può essere mai separata dallo sfondo in cui l'animale stesso vive; percepire qualcosa significa innanzi tutto percepire ciò che il percetto può fornire; in altre parole, non si può fare a meno di tener presente che l'organismo e il suo ambiente sono profondamente legati fra loro da rapporti di reciproca coevoluzione. Lo sfondo, all'interno del quale si staglia l'oggetto osservato, è dunque di fondamentale importanza, come fondamentale è rilevarele proprietà invarianti e quelle di cambiamento della scena visiva, che tanta importanza assumono per la sopravvivenza dell'organismo.  E' lo sfondo che fornisce informazioni rilevanti, sulle dimensioni dell'oggetto, la sua posizione e così via.

fig. 1

gensta3.gif (5511 byte)

fig. 2

 

gensta4.jpg (11354 byte)

fig. 3

group_col_sm.gif (9615 byte)

group_form.gif (8892 byte)

Raggruppamento per somiglianza, in base alla forma o al colore

kanizsa1.gif (2308 byte)

fig. 4

esempio di contorni soggettivi

 

 

Home ]