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Aby Warburg  

Aby Warburg (1866-1929)  nacque ad Amburgo  da una ricca e colta famiglia di banchieri israeliti. Destinato come Aby Warburg (1866-1929) primogenito a succedere al padre nella gestione della banca di famiglia, preferì dedicarsi agli studi di storia dell'arte a Firenze,  Bonn e Strasburgo. Il suo nome è legato alla sua prestigiosa Biblioteca per la scienza della cultura, organizzata da lui ad Amburgo sin dai primi anni dei suoi studi ed oggi divenuta a Londra il Warburg Institute (1). Alla sua maturazione intellettuale contribuirono Hermann Usener, il filologo delle religioni primitive  che privilegiava l'analisi comparata fra arte e mito, filosofia e religione, Karl Lamprect, particolarmente interessato al significato dei gesti e dei rituali e alla loro evoluzione nel corso della storia, Tito Vignoli e Charles Darwin. 

Warburg rivolse i suoi studi al rinascimento italiano; poco interessato agli aspetti estetici dell'opera d'arte, privilegiò  un approccio interdisciplinare, unito ad un'attenta ricerca filologica; negli archivi fiorentini andò alla ricerca di notizie che gli permettessero di ricostruire il mondo sociale ed intellettuale che circondava Lorenzo dei Medici per comprendere che cosa ricercassero i committenti del Quattrocento nell'antichità classica e per quale motivo simboli creati in un contesto pagano avessero ripreso vita nel rinascimento. Il nuovo paradigma che guidò i suoi studi fu pertanto l'influsso dell'antico sugli aspetti sociali, politici, religiosi, scientifici, filosofici, letterari ed artistici della civiltà moderna; anche i libri della suaMasaccio, Adamo ed Eva, particolare; Cappella Brancacci, Santa Maria del Carmine, Firenze biblioteca amburghese furono raccolti secondo questa logica di "buon vicinato". 

Nel 1889 Warburg, a Firenze, nella Biblioteca Nazionale, lesse il libro di Charles Darwin sull'Espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali, trovandovi una serie di risposte ai suoi problemi, tanto da annotare: finalmente un libro che mi aiuta (2)  Interessato in quel momento a comprendere l'evoluzione dell'espressione dei volti in Masolino e Masaccio, lo studioso amburghese trovò illuminanti le convinzioni di Darwin e i dati da lui riportati a proposito ad esempio dell'espressione del dolore con l'analisi dei muscoli responsabili dell'abbassamento degli angoli della bocca e quelli coinvolti nell'aggrottamento delle sopracciglia e 

... L'energica chiusura delle palpebre e la conseguente compressione dei globi oculari ... servono a proteggere gli occhi da un eccessivo afflusso di sangue...(3)

 (si osservi l'espressione di Eva nel quadro del Mantegna)

Francesco del Cossa, Il mese di Aprile; Ferrara, palazzo Schifanoia

Warburg fece proprio il significato del lavoro di Darwin: i nostri antenati, come gli altri animali, maturarono comportamenti istintivi per reagire a situazioni di pericolo o per comunicare con i conspecifici; tali reazioni persistono anche nell'uomo civilizzato, trasformati in archetipi dell'esperienza umana, rielaborati sotto forma di simboli che si ritrovano con poche variazioni in molte espressioni artistiche e in altre manifestazioni sociali; i simboli non sono altro che forme cristallizzate di un immaginario collettivo

  "... che la volontà selettiva di un'epoca riattiva ed inevitabilmente polarizza. Nel confronto con la carica energetica addensata nei simboli, l'artista o ne è travolto, come accadde allo stesso Antonio Pollaiuolo e ai seguaci di Raffaello e Michelangelo, o ne controlla l'insita minaccia, come seppero fare Dűrer e Rembrandt. Se questa teoria della memoria sociale era legittima - e le analisi compiute da Warburg sulle forme artistiche del rinascimento italiano e nordico lo dimostravano - allora era possibile arrivare a concepire la stessa storia della cultura occidentale come uno straordinario viaggio attraverso il labirinto delle immagini e dei segni. Nel 1926, col progetto Mnemosyne (4) Warburg divenne «l'affascinante signore del labirinto». Per giungere a questo risultato egli aveva dovuto però fare un'altra importante scoperta: quella delle immagini astrali e delle loro «migrazioni». 

Nel ciclo degli affreschi di Ferrara il Warburg decifrò l'origine delle figure, alcune delle quali oscuramente scomposte, che stanno nella fascia mediana, occupata dai segni zodiacali: sono i decani dei mesi identificabili nelle antiche divinità astrali di Babilonia... a Ferrara i demoni babilonesi sopravvivevano, ma ricondotti nel loro luogo più proprio, quello mediano, che le divinità olimpiche ora controllavano dalla fascia superiore in cui erano collocate, libere dalla soprapposizionecon in segni astrologici, avendo riacquistato le forme originarie in cui le aveva cantate manilio: tutrici benefiche dei vari mesi dell'anno. Esse, dall'alto, attraverso gli astri, seguivano le opere e i giorni del principe giusto, Borso d'Este, rappresentati nella fascia inferiore degli affreschi..." (5)

1 Per maggiori informazioni, si visiti il sito:

http://www.sas.ac.uk/warburg/institute/institute_introduction.htm

2 Si veda Ernst Gombrich, Aby Warburg una biografia intellettuale, Feltrinelli, 2003, pg. 71

3 L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli altri animali con introduzione, postfazione e commenti di Paul Ekman,  Bollati Boringhieri, 1998, pg. 183

4 La Mnemosyne, nelle intenzioni dell'autore, doveva essere una sorta di atlante fotografico che testimoniasse il percorso compiuto attraverso i secoli dagli uomini del bacino del mediterraneo; anche in questo caso, il progetto risentì dell'influenza di Darwin, che  nell'Espressione aveva  riconosciuto l'importanza del documento fotografico, come eccellente strumento di studio, in quanto copia fedele e, a differenza del disegno, non soggetta ad interpretazione.

 5 Da M. Bellucci, Aby Warburg e l'istituto Warburg,,  in Storiografia 2, G. Perugi, M. Bellucci,  Zanichelli, 1988-1989 (pp. 444-447)

 

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