Adattamento

Le sirene sono donne che si sono adattate alla vita acquatica?

 L'osservazione della natura, già a partire dai filosofi greci dell'epoca classica, mise in luce il perfetto adattamento che ciascun organismo aveva rispetto all'ambiente in cui viveva (il corpo dei pesci ben si adatta al nuoto, le zampe dei cavalli sono uno stupendo strumento per la corsa, i denti dei carnivori sono potenti armi di offesa). Tutto questo fece pensare che i viventi fossero permeati da una forza rivolta verso un fine e che tale forza risiedesse o all'interno della Natura stessa o in un Ente supremo ad essa esterno, ma che la conducesse comunque verso una sempre maggiore perfezione.

L'adattamento che tutti gli organismi mostrano rispetto all'ambiente in cui vivono può essere letto come un riflesso dell'immensa  potenza di Dio, come in passato è stato fatto.

L'attuale modello alla base del concetto di adattamento biologico prevede che esso altro non sia che la messa in atto di una soluzione che un individuo fornisce a un determinato problema postogli dall'ambiente. 

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I tassi di estinzione, secondo Van Valen, fanno pensare che l'evoluzione non necessariamente migliori l'adattamento

   Una suggestiva interpretazione è quella proposta da Van Valen, secondo cui l'adattamento è un processo "conservativo", cioè tende alla preservazione nel tempo della vita della specie piuttosto che ad un miglioramento o ad un progresso della stessa; lo studioso fa notare come non vi sia una sostanziale differenza nel rischio di estinzione tra le specie più giovani e quelle più longeve (se la selezione naturale agisse in modo da migliorare le caratteristiche delle specie, quelle più anziane dovrebbero essere meglio adattate e immuni da pericoli di scomparsa, cosa che non sembra verificarsi). Egli giustifica, dunque, l'estinzione di suddette specie portando alla luce le difficoltà che le medesime incontrano dovendosi adattare a più eventi in lassi di tempo particolarmente brevi. La principale critica alla teoria di Van Valen, volta per esempio da Lewontin1, consiste nella mancata spiegazione di come nuove specie occupino nuove nicchie, il che si è verificato, ad esempio, con l'occupazione della terraferma da parte di viventi acquatici.

  Quale la funzione delle piastre ossee sul dorso dello Stegosaurus? Hanno una funzione termoregolatrice, sono segnali di riconoscimento nel corteggiamento oppure sono un'arma di difesa?

E' intrinseca la difficoltà nel capire quali siano le funzioni adattative della comparsa di nuovi elementi apparentemente futili, perché studiando i fossili è possibile solo fare delle ipotesi che non portano a conclusioni univoche dal momento che ci forniscono solo informazioni anatomiche (spesso frammentarie), ma non ci dicono niente sulla fisiologia dell’organismo né tanto meno del suo comportamento: la funzione adattativa delle piastre ossee dello Stegosaurus è tuttora un mistero.

      La teoria darwiniana prevede che nuove strutture vengano elaborate a partire da altre preesistenti, in origine erano deputate a un determinato compito ma che si sono progressivamente adattate a funzioni differenti; Jacob1, infatti, afferma che se un uomo costruisce una macchina con un fine determinato, ma usa allo scopo, modificandole leggermente, vecchie ruote, vecchie pulegge e vecchie molle, la macchina, con tutte le sue parti, potrà essere considerata come organizzata in vista di quel fine. Così, in natura, è presumibile che le diverse parti di ogni essere vivente siano servite, mediante leggere modificazioni, a differenti progetti e abbiano svolto nella "macchina vivente" funzioni diverse.

Tuttavia, il concetto di adattamento è strettamente correlato a quello di selezione naturale poiché le variazioni che favoriscono la sopravvivenza di un individuo in competizione con altri organismi e di fronte ad una pressione ambientale, tendono ad aumentarne il successo riproduttivo ed essere così conservate. 

  Bisogna ammettere, comunque, che esistono delle carenze nel concetto di adattamento, se lo consideriamo come l'unico in grado di spiegarci tutto il cambiamento evolutivo: altri fattori hanno un ruolo rilevante come la casualità e la pleiotropia (cioè la capacità di un solo gene di influenzare più caratteri somatici): infatti se un gene, ad esempio, favorisce una reazione organica e al contempo agisce nella determinazione del colore della pelle, il colore sarà frutto di una scelta selettiva e senza alcun valore adattativo. Esistono inoltre strutture  la cui funzione iniziale risulta diversa da quella successiva: si parla in questi casi di pre-adattamento o ex-attamento, come nel caso delle penne degli uccelli, la cui funzione era in origine correlata alla termoregolazione e che solo in seguito si sono rivelate ottimi strumenti per il volo. 

 Concludiamo dicendo che, sebbene l'adattamento sia difficile da studiare (data la moltitudine e la diversità dei casi da analizzare) e definire, è universalmente riconosciuta la sua esistenza e la sua primaria importanza nei processi biologico-evolutivi: una dimostrazione di ciò risiede nel fatto che specie diverse hanno adottato soluzioni simili per affrontare uno stesso problema.

1 Per Jacob e Lewontin, si veda l'ipertesto Evoluzione presente nel sito

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